Con la Superleague l’Europa sarà il teatro. Lo spettacolo sarà per americani e cinesi. Triste fine della nostra passione!

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Da anni mi chiedevo perché un venditore di lavatrici cinese avesse a cuore le sorti dell’Inter, o il CEO di un fondo americano fosse diventato un ultras della Fossa dei Leoni. Così come non mi spiegavo l’ingresso di tanti imprenditori americani e di sultani satrapici nel calcio europeo.

Ieri sera, a poche giornate dal termine di tutti i campionati europei, la maschera è stata gettata complici anche alcune proprietà, come quella degli Agnelli, che nel calcio si sono da sempre. Chi pensa che la pandemia sia all’origine di questa rivoluzione sbaglia di grosso. La pandemia al massimo ha solo accelerato il processo di disintegrazione della passione per lo sport più popolare al mondo.

I clubs più ricchi di storia e di contabilità farlocche sono sull’orlo del baratro economico grazie a scelte di programmazione sportiva che dire folli sarebbe un elogio. Le plusvalenze che hanno truccato palesemente i bilanci, le commissioni milionarie elargite a personaggi degni dei film di Francis Ford Coppola oggi non sono più sostenibili.

Ed il cronoprogramma che in ogni caso in qualche anno avrebbe dovuto portare a fare dello sport più bello e più imprevedibile al mondo una associazione di commedianti che recitano a giocare a calcio, ha subito la violentissima accelerazione di ieri.

L’UEFA e la FIFA stanno diffondendo documenti disperati e minacciosi ma sono all’origine di questo disastro. La corruzione che ha imperato in questi anni, le votazioni false per l’assegnazione dei mondiali ad un paese come il Qatar, l’invenzione del FPF sono solo le ultime disgrazie fatte da un gruppo di scellerati e corrotti che hanno portato a questa situazione.

Ed è chiaro che l ‘Europa resterà solo il teatro dove si svolge lo spettacolo e dal quale attingere ai nomi di squadre iconiche. Lo spettacolo è fatto per il pubblico cinese ed americano abituato ad andare allo stadio in ciabatte, con un bidone di popcorn davanti e con le cheerleaders che ballano. E chissà che un giorno non vedremo la franchigia del Milan o dell’Inter passare altrove per essere completamente e definitivamente privati della nostra passione.

I campionati saranno fatti solo per far sfogare la periferia che è rimasta fuori dalla torta sulla quale si sono piombati questi rapaci. Lo dico da milanista che rimpiango a questo punto anche la discesa, sportiva, in B che permise alla Cavese di venire a vincere a San Siro. E ricordo a miei milanisti che se questa avventura fosse stata messa in piedi nel 1985 il Milan ne sarebbe rimasto fuori e dell’epopea berlusconiana non se ne avrebbe traccia. Questo per dire che ogni avventura ed ogni possibilità di crescere per realtà anche piccole è di fatto venuta meno con questa disgustosa scelleratezza.

La fortuna del calcio è stata da sempre, anche perché tatticamente possibile essendo uno sport per nulla matematico come il basket ed ancor più come il volley, la possibilità di vedere i campioni in periferia e tante volte vederli anche perdere. Tutto questo è venuto meno.

Risibile la minaccia di non far giocare i giocatori tesserati in Superleague in nazionale. Vi immaginate i mondiali senza i migliori calciatori quale appeal avrebbero per tv e appassionati, quelli che rimarranno naturalmente. Ed ancora un Mino Raiola che accompagnerà un suo protetto, non a caso parlo di “protezione”, di primissima fascia a giocare in una periferia povera per non perdere il posto in nazionale.

Ci voleva un ultimo sforzo per farmi disintossicare da questa “droga” che mi ha accompagnato da quando sono nato e sulle ginocchia di mio padre seguivo il suo Napoli diventando tifoso di Rivera prima e del Milan poi.

Ci state riuscendo.

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