Agenzie di rating

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Il venerdì nero dell’economia europea si è consumato con le valutazioni negativissime  di Standard & Poor’s sulla maggior parte dei paesi dell’eurozona. L’Italia viene considerata un paese affidabile come il Messico ed il Perù. Certo non ci si poteva aspettare di migliorare granchè della nostra traballante economia, eppure con l’incarico affidato, di forza, ad un esponente del potere bancario, era stato detto che molto si sarebbe rimesso in moto, che lo spread si sarebbe abbassato e che la reputazione dell’Italia sui mercati sarebbe immediatamente migliorata.

Ad una prima analisi, nemmeno troppo profonda, pare che tutte queste previsioni si stiano rivelando assolutamente infondate. Ed è oltremodo divertente ascoltare, finchè se ne ha la forza, le dichiarazioni di Bersani o di Casini che sabato inveivano contro la Merkel, le agenzie di rating e quant’altro sta massacrando l’Italia. Un mese e mezzo fa, non un’era geologica fa, le dichiarazioni erano di tutt’altro tenore. Ai sorrisi ironici del marito di Carlà ed a quelli della panzer, di nome e di fatto, avevano fatto seguito i giudizi compiaciuti dei beoti italiani che così potevano continuare a sputare su quello che restava del nostro comunque imbarazzante governo.

Il risultato è che oggi ci troviamo in una situazione angosciante, nella quale nessun serio provvedimento di risanamento è stato preso, visto che tutti i privilegi della casta, e soprattutto quelli dei suoi dintorni, sono stati salvaguardati, una marea di nuove imposte e di nuovi obblighi sono stati riversati sulla popolazione, quella che ha sempre pagato e dovrà continuare a farlo. Ma malgrado tutto questo resta difficile digerire, se questo venisse dato in maniera terza, il giudizio delle temutissime agenzie di rating.

Ci sono cose su cui è bene riflettere, dopo che il danno oramai è irreversibile. Dunque l’agenzia di rating con una decisione che non tiene conto del tessuto industriale italiano, della ricchezza delle sue famiglie, mette l’economia italiana, la seconda manifatturiera del mondo ancora oggi, a livello del Perù. Con tutto il rispetto per il nobilissimo paese sudamericano mi pare francamente una forzatura.

Si dirà che le agenzie altro non fanno che controllare numeri e bilanci ed il risultato che ne deriva non può essere sottaciuto. Ma chi sono le agenzie?

Standard & Poor’s non è quotata in borsa ed è posseduta dal gruppo editoriale McGraw-Hill che è presente invece sul listino dello Stock Exchange di New York. Moody’s Corporation è una società con base a New York che esegue ricerche finanziarie ed analisi sulle attività di imprese commerciali e statali. L’azienda realizza un omonimo rating per le attività che analizza. Un indice che ne misura la capacità di restituire i crediti ricevuti in base ad una scala standardizzata e suddivisa tra debiti contratti a medio termine e a lungo termine. Moody’s insieme a Standard & Poor’s sono le due maggiori agenzie di rating al mondo. Dal 19 giugno 1998 Moody’s è quotata al New York Stock Exchange.

Del suo azionariato fa parte il magnate statunitense Warren Buffett.

Tra il 2002 ed il 2007 queste agenzie diedero la tripla A, massimo delle garanzie, a tutti quei prodotti inerenti mutui ed obbligazioni che portarono al crack delle banche americane, con il risultato che decine di migliaia di piccoli risparmiatori persero tutto quel che avevano avendo creduto alle baggianate, non certo innocenti, di questi figuri. Dopo il crac del 2008, le agenzie di rating (che ancora due giorni prima del fallimento di Lehman Brothers avevano la doppia A sulla banca guidata da Dick Fuld) hanno indossato gli abiti del catastrofismo e degli oracoli inflessibili. In buona compagnia del Fmi che da 4 anni sforna previsioni funeste sull’economia ma per anni nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria ha puntualmente ignorato la pericolosità e i rischi dell’innovazione finanziaria senza regole rappresentata dai vari Cda, Abs, Cdo e altri ameni acronimi. Veicoli di investimento che in tempi non sospetti l’anziano guru di Wall Street, Warren Buffet, ha definito ”strumenti di distruzione di massa”.

Per il commissario europeo agli affari monetari, Olli Rehn, ”le agenzie di rating non sono istituti imparziali” e svologno un ruolo ”in linea con il capitalismo americano”. Critiche al declassamento di Standard and Poor’s arrivano anche dal commissario europeo al mercato interno Michel Barnier. ”Non sarei sicuro che la valutazione di S&P abbia considerato l’impegno e gli sforzi che stanno compiendo i governi europei. E poi mi sarebbe piaciuto che tali giudizi fossero arrivati 5-6 anni fa invece di adesso”

Che strano, oggi si scopre che questi sono “strumenti di distruzione di massa”, oggi in Italia frigniamo di fronte a queste valutazioni che potrebbero definitivamente affossare la nostra nazione.

Come mai fino ad un mese fa per molti dei nostri parassiti che abbiamo delegato, ahimè, a governarci tutto, quel che diceva  questo ciarpame era credibile ed attendibile?

Oggi ci troviamo con la dignità della nostra nazione sotto i tacchi, con le famiglie ancora più impoverite, con le aziende che non ricevono un euro dalle banche, le stesse banche che, di concerto con questi Kapò dal colletto bianco, hanno ottenuto miliardi di finanziamenti per evitare il fallimento. E chi li ha pagati questi finanziamenti se non la stessa gente che oggi è chiamata a risanare di nuovo i buchi che sono stati creati da questi scellerati pazzi.

Fino a quando il popolo potrà accettare supinamente questa situazione?

Ah scusate dimenticavo di citare un particolare. Il giro d’affari di Moody’s tra il 2005 e il 2010 e’ salito da 1,3 a 2,2 miliardi di dollari. S&P in 6 anni ha visto lievitare il fatturato da 2 a quasi 3 miliardi di dollari mentre Fitch mostra un robusto trend di crescita negli ultimi tempi. Nei primi 9 mesi del 2011 ha realizzato un giro d’affari di oltre 500 milioni di dollari mentre in tutto il 2010 si e’ fermata a 480 milioni.

Che bravi eh?

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