Il 15 ottobre del 1967, in un tragico incidente stradale, terminava la sua vita a soli 24 anni Gigi Meroni. Il George Best italiano. Giocava nel Torino ed al destino sfortunato e tragico della squadra granata aveva legato il suo straordinario talento.
La Fiat Coupè che lo travolse quella domenica sera, dopo la gara vinta con la Sampdoria per 4 a 2, era guidata da Attilio Romero. Grande tifoso granata che una trentina di anni dopo sarebbe diventato Presidente del Torino.
Gigi Meroni non ha trofei nella sua bacheca, ma non è necessario averne per diventare leggenda. Era soprannominato “farfalla”, con evidente riferimento al suo modo di intendere il calcio ed ai sui costumi disinibiti ed anticonformisti, oltre che per i suoi interessi artistici e il suo stile da “capellone”. Anticonformista vero e non di facciata, tra gli scandali dell’Italia bacchettona dei primi anni sessanta fece scalpore la
convivenza con Cristiana Uderstadt, figlia di giostrai, ancora sposata con un regista romano, ed in attesa di annullamento del matrimonio da parte della Sacra Rota visto che in Italia ancora non era stato introdotto il divorzio. Giocò in nazionale, quando arrivare alla maglia azzurra non era una cosa semplicissima, e partecipò alla spedizione dei mondiali in Inghilterra conclusi per noi con la sconfitta contro la Corea.
Ai funerali di Gigi, in una Torino incredula, parteciparono 20.000 persone,
l’Arcidiocesi di Torino si oppose al funerale religioso di un “peccatore pubblico” e criticò duramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino calcio, che lo celebrò comunque.
La domenica successiva, in un clima surreale, si giocò il derby della Mole. Il numero 7 di Meroni fu indossato da Alberto Carelli, una onesta riserva. Combin, grande amico di Meroni, volle giocare, nonostante fosse febbricitante. Segnò una tripletta. Al terzo su punizione, al settimo ed al quindicesimo del secondo tempo. Il quarto gol fu di Alberto Carelli.
Risultato finale: Torino Juventus 4 – 0
Sembrava che sul comunale di Torino “farfalla” stesse compiendo il suo ultimo volo accompagnando il Toro in una delle sue più belle vittorie.
E’ stata la settimana dell’addio di Diego Maradona. Stesso genio, anche se le carriere sono state evidentemente diverse. Ma gli stessi giudizi bacchettoni e perbenisti hanno accompagnato la vita di questo straordinario compagno della nostra passione sportiva.
La prima gara del dopo Diego, per il Napoli, è finita esattamente per 4 a 0, come a Torino 53 anni fa.
E come Carelli aveva fatto prendendo il numero 7 di Gigi, il primo gol è stato messo a segno, su punizione nella porta di Diego, come quello indimenticabile contro la Juventus, da Lorenzo Insigne. Colui che nella sua napoletanità, nelle movenze e nel fisico più è degno di ricordare il più napoletano di tutti: Diego Maradona.
Credo che dal luogo dove ora si trova, Diego abbia già ripreso a fare i miracoli che ha fatto per 7 anni qui,
Dimenticavo. Oggi allo Stadio Olimpico Grande Torino si gioca Torino Sampdoria.