La Seconda Repubblica

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Sotto i colpi della Magistratura e con la caduta del Muro di Berlino si sfaldò la Prima Repubblica. La caduta del Muro fece si che non vi fosse più la necessità americana di tenere in piedi un partito baluardo anticomunista e nel contempo la disgregante URSS non foraggiò più il maggior partito comunista  occidentale. A tutto ciò si unì nel 1992 il maglio di Tangentopoli che diede il colpo ferale alla traballante prima Repubblica dalle cui ceneri nacque la Seconda.

In pratica la massima sciagura che potesse colpire la nostra nazione.

I due mostri partoriti si sono chiamati e dopo un ventennio si chiamano ancora, Berlusconi e Partito Democratico. Quest’ultimo derivante dalle sue varie e innumerevoli accezioni. PDS, DS, Asinello, Ulivo e chi più ne ha più ne metta per celare il vero ed unico motivo della sua triste e dannosa esistenza: l’affarismo.

Oggi con la rielezione di Napolitano al Quirinale si giunge al funerale di questa tragica esperienza storica. Fosse solo questo nulla di drammatico, ma forse si arriva anche al funerale dell’Italia così come lo è stata nel bene e nel male dal dopoguerra.

Due fazioni si sono divise e spartite il paese senza mai ascoltarlo. La prima, quella Berlusconiana, incarnata da un uomo che doveva difendere i suoi affaracci, pietanza succulenta da azzannare denti da parte del suo rivale storico, De Benedetti. La tessera numero 1 del PD.

Ed allora ecco il paese precipitare attraverso una guerra tra bande spregiudicate dell’uno, che ci metteva la sua faccia ed i suoi teatrini incarnando a pieno il personaggio dell’italiano medio fanfarone e grottesco, e dall’altro il subdolo e, a mio modo più pericoloso, il piemontese liquidatore dell’Olivetti e di tutto ciò che ha toccato senza protezione politica, attraverso il braccio armato del giornale partito Repubblica e del partito giornale PD, affiancato da una parte di borghesia elitaria, livorosa e parassitaria dei salotti del nulla frequentata dai Paolo Flores d’Arcais e simili la cui base popolare della sinistra vera non conosce e non capisce vivendo problemi ben lontani da quelli dei “firmatari” di professione.

I tifosi elettori, tantissimi in buona fede, si sono battuti senza capire fino in fondo dove si stava conducendo l’Italia. Così il sorgere negli anni di movimenti alimentati da un popolo, una volta anima delle feste dell’unità, ed oggi disperato e solo alla ricerca di una spalla trovata in parte nella Lega ed oggi credo in Grillo.

Vent’anni di disastri sul piano economico e sociale nei quali non si è ammodernato il paese, nei quali non si è investito in cultura ed in ricerca ma si è solo ricercata la parola che potesse unire una banda contro l’altra: berlusconismo ed antiberlusconismo.  Così è chiaro che nulla è stato fatto per rendere l’Italia un paese nuovo e giovane. E’, ad esempio, risibile, tra le tante, la storiella della legge sul conflitto d’interesse mai approvata dalla presunta sinistra italiana. Una barzelletta in tal senso fu fatta dal un governo Berlusconi così tanto per perder tempo. La sinistra non la modificò in nulla. Non per fare un favore a Berlusconi quanto piuttosto per non distruggere tutto l’apparato che la mantiene in essere. Una legge vera avrebbe dovuto toccare infatti gli interessi degli incarichi plurimi di tanti burocrati e funzionari nelle aziende partecipate, nelle banche, nelle assicurazioni, nelle cooperative e via discorrendo.

Va da se che a livello propagandistico andava molto bene continuare a sbandierare il conflitto d’interesse berlusconiano ma nei fatti bisognava continuare a mantenere lo status quo, mentre ad Arcore ci si continuava a fregare le compiaciute mani. E questo come per le centinaia di nodi irrisolti del nostro Paese.

Esempi simili sono estendibili a tutto ciò che riguardava e riguarda l’ammodernamento dell’apparato burocratico del paese o all’ estinzione, immediata e definitiva, dei privilegi di cui hanno goduto tutti questi cialtroni ed i loro lacchè di stato.

Si è giunti così alla pantomima degli ultimi due mesi.

Le elezioni ci hanno consegnato un paese nel quale il 50% degli aventi diritto ha preferito manifestare una volontà antisistema attraverso l’astensionismo o il voto al M5S. Malgrado questo i responsabili dello sfacelo nazionale hanno continuato a giocare.

PDL, PD e il club Rotary incarnato da Mario Monti.

Come nelle storie di camorra quando gli affari cominciano ad andare male ma si pretende sempre di avere lo stesso fatturato iniziano le guerre fratricide tra bande. Ed è questo lo scenario misero al quale la nostra classe politica ha voluto portarci tutti. Il PD, lontano parente del vecchio PCI del quale non ha nè l’autorevolezza nè le figure carismatiche,  si è frantumato in mille pezzi sulla votazione per il Presidente della Repubblica. Come tanti dilettanti allo sbaraglio e dopo aver perso e fatto perdere all’Italia 50 giorni di consultazioni sul nulla con il Touring Club e l’ Associazione Difesa del Presepe Napoletano, il PD si è dissolto riuscendo nella titanica impresa di bocciare due suoi fondatori e far rieleggere attraverso un grande conflitto interno un Presidente figlio sua antica storia comunista, dal burattinaio di Arcore, suo storico nemico.

Una commedia che nemmeno Eduardo sarebbe riuscito a sceneggiare.

Il tutto, ed è questo il punto altamente drammatico, mentre il 90% delle piccole, medie e grandi aziende italiane ancora in vita, si trova in questo tipo di situazione:

a) Tragica: Prossima alla chiusura;

b) Buona: Non paga i contributi ma riesce a pagare una parte degli stipendi;

c) Ottima: Non paga i contributi ma riesce a pagare, sentite bene, gli stipendi per intero.

Davanti a questo scenario mi pare evidente che il transatlantico di Montecitorio non possa che  chiamarsi Titanic.

Di fronte a tanta irresponsabilità, a tanta arroganza e tanta sciattezza temo non sia lontana una deriva autoritaria che, confesso, molto spesso durante la mia quotidianità arrivo ad auspicare.

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