Fatturato e Risultati Sportivi. Sono necessariamente proporziali?

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Dopo la sconfitta di Bergamo la strategia comunicativa di Sarri e, conseguentemente quella del Napoli, che mai si è dissociata pubblicamente dal proprio allenatore, ha posto l’accento per giustificare momentanea mancanza di risultati, sul fatturato della società che impedirebbe il raggiungimento dei traguardi auspicati dalla tifoseria partenopea.
E’ una analisi che lo stesso Berlusconi, per il Milan, continua ad accreditare e che porta come giustificazione, spesso stucchevole, dei risultati scarsi raggiunti dalla sua squadra negli ultimi anni.
Certamente il rapporto fatturato/risultati sportivi è fondamentale. Ma non sempre spiega compiutamente le prestazioni che si vedono sul terreno di gioco.
L’esempio più lampante viene dal campionato inglese e dalla sua squadra più seguita in Inghilterra e nel mondo: Il Manchester United.
I diavoli rossi, forti del loro straordinario marketing in Oriente, hanno stipulato negli ultimi anni due contratti fantastici, che in Italia non sono nemmeno lontanamente sognabili, con Chevrolet ed Adidas.
La casa automobilistica ha siglato un accordo per 559 milioni di Euro per sette anni, quella tedesca ha versato 941 milioni di euro per una collaborazione decennale.
Il 2015 ha visto il raggiungimento del fatturato record di quasi 600 milioni di lire.
L’ultima campagna acquisti dello United, quella per intenderci che con effetto domino ha finanziato il calcio italiano attraverso l’acquisto di Pogba che ha pagato Higuain la cui cessione ha pagato mezza rosa del Napoli attuale, ha visto una spesa di circa 125 milioni di sterline.
Cifra più o meno simile a quella spesa sempre dal Manchester in ognuna delle precedenti sessioni di mercato sotto le guide tecniche di Moyes e Van Gaal cui sta facendo seguito quella attuale di Mourinho.
Ebbene il Manchester da due anni non si qualifica in Champions e oggi si trova nella sua posizione più bassa di classifica dal 1989.
E, da sottofondo in Inghilterra, la favola dello scudetto del Leicester raggiunto con una delle squadre a più basso budget d’Europa.
Tornando in casa nostra, la più misera campagna acquisti del Milan degli ultimi anni sta producendo una squadra al secondo posto in classifica dopo tre anni avvilenti nei quali, tra acquisti e spese di gestione, solo la ricapitalizzazione da parte della Fininvest ha evitato di portare i libri in tribunale.
Costo annuale di quel Milan circa 320 milioni. Risultati noti a tutti.
Così come l’Inter attuale che naviga nei bassifondi di classifica, con tre allenatori cambiati da inizio stagione ed una faraonica campagna di “rafforzamento” che l’ha vista spendere circa 100 milioni di euro.
Nel contempo l’entusiasmo a Bergamo è, giustamente, al settimo cielo per i risultati conseguiti con una banda di ragazzini splendidi e ben assemblati da un maestro di calcio serio e competente.
La considerazione che resta da fare è innegabile. I soldi sono fondamentali, ma non meno importanti della competenza e della progettualità. Da che mondo è mondo e non solo nel calcio.
Ed allora caro Sarri non diventi la brutta copia di Mazzarri.
Sempre alla ricerca delle streghe o delle pezze di appoggio quando i risultati mancano.
Il fatturato conta ma, per fortuna, non è l’unica componente che rende lo sport del calcio il più bello, imprevedibile ed affascinate gioco al mondo.

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