Finchè la palla rotolerà

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Verrà un giorno, caro G. Donnarumma G., in cui aprendo il saldo del tuo conto corrente non ti interesserà leggere un attivo di 100 milioni o 110 o chissà quanto.
Vorresti avere cose per le quali non esistono soldi abbastanza per comprarle.
L’affetto, il calore e la stima incondizionati di chi ti avrebbe amato oltre il bene ed il male.
Se potessi leggere queste righe ti racconterei di me.
Di quando un moccioso di 6 anni che, avendo solo le figurine della Panini, la Domenica Sportiva e i racconti del padre, pazzo tifoso del Napoli, decise che la sua passione sportiva sarebbe stata legata alla persona di Gianni Rivera.
Alla domanda di mio papà, nostro conterraneo caro Donnarumma G., del perché fossi milanista e non tifoso del Napoli come lui, la risposta era sempre la stessa fino alla fine della sua breve esistenza:
Perché nel Milan gioca Rivera. E Rivera era cantato da Jannacci.
Si, io poi che parlo di Jannacci, ma a chi lo dico…
E Rivera era tanto milanista che quando se ne discusse la cessione decise, in un impeto di follia da eroe omerico, che sarebbe stato il caso di comprarselo il Milan piuttosto che giocare altrove.
Per questo a 74 anni Gianni può girare il mondo ammirato non tanto per il suo straordinario ed unico talento calcistico, quanto per quello che ha rappresentato sul piano degli affetti più puri per milioni di noi.
Ecco perché io oggi con i capelli tendenti più al bianco che al nero, padre di famiglia, mi emoziono nel vederlo anche profferire la più semplice delle frasi.
E cosa dire di Gigi Riva.
Venuto dal nord in una regione del sud. Come la nostra caro Donnarumma G..
Senza sposare uno di quei “progetti” di cui oggi siamo tristemente pieni, ma con un cuore talmente grande da diventarne il simbolo orgoglioso.
Capace di rifiutare i soldi e la gloria sportiva del Milan, dell’Inter e della Juventus pur di legarsi ad un popolo che lo aveva, a giusta ragione, eletto suo Eroe indiscusso ed indiscutibile.
Mi diresti, spalleggiato dal sodale che ti sei scelto per curarti gli affari, che i tempi sono cambiati, che con la poesia non si mangia, che non esistono più le bandiere, come non esistono più le mezze stagioni e via discorrendo. Banalità in pratica.
Ricorda che il calcio è qualcosa che non attiene assolutamente alla razionalità. Tutt’altro!
E’ il modo, l’unico, attraverso il quale rimaniamo bambini e puri. Dirigenti d’azienda, operai, giovani, vecchi, disoccupati. Tutti restiamo bambini.
Soldi, potere e gloria effimera stanno divorando tutto questo.
Forse non te ne rendi conto, ma quando smetterai di giocare Gianni Rivera e Gigi Riva, così come Scirea, Facchetti, Boniperti, Maldini, Baresi, Juliano saranno stati molto più ricchi di te pur avendo guadagnato infinitamente meno.
Ma forse sono anche io pessimista e leggendo Coelho, cosa che forse caro Donnarumma G. difficilmente ti capiterà, mi vien da dire che finché una palla rotolerà potremo restare bambini con buona pace tua e di Raiola:

“Chi potrebbe essere il protagonista di un racconto sul calcio? «Il portiere è un personaggio che appare spesso in letteratura, ma è la squadra nel suo insieme a rappresentare un buon soggetto. Anzi, pensandoci meglio, c’ è un vero protagonista individuale: la palla, capace di attirare su di sé l’ attenzione di tutti». P.Coelho

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