Milan: 14 Luglio 2017

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Alzi la mano il tifoso rossonero che il 14 luglio 2017 non era al settimo cielo per l’acquisto di Biglia ma soprattutto e segnatamente per quello di Leonardo Bonucci.
Bonucci in quel momento ha rappresentato per noi milanisti, che venivamo da anni di calcio mercato da elemosina e con annessi sfottò, è sembrato il riscatto e la presa d’atto di una rinnovata grandezza del Milan.
Sia sul piano della potenza economica che su quello del prestigio visto che uno dei maggiori talenti difensivi del calcio mondiale, nel miglior momento della sua carriera, sceglieva il Milan quale suo approdo dopo la decisione di abbandonare la Juventus.
Chi oggi rimprovera alla società ed ai suoi dirigenti l’acquisto di Bonucci è un ingrato con la memoria troppo corta.
L’arrivo di Bonucci, che seguiva in difesa a quello di Musacchio, non era, molto probabilmente, stato programmato da Fassone e Mirabelli. Tantomeno da Montella. Ma come non cogliere una opportunità che solo qualche giorno prima sembrava fantascienza e che, nel contempo, avrebbe dato credito, dopo tanto scetticismo alla nuova società, sia agli occhi dell’opinione pubblica che, soprattutto, agli occhi della tifoseria milanista.
Questo preambolo per non dare giudizi negativi su nessuno di coloro che hanno portato a termine questa tanto prestigiosa quanto onerosa operazione.
Eppure quel 14 luglio potrebbe essere la cartina di tornasole dell’attuale momento rossonero che si spera sia momentaneo sebbene nulla, allo stato attuale, lasci intravvedere spiragli di quella grandezza che sembrava ovvia nel mese di agosto.
Bonucci ha fatto cambiare l’idea di difesa a quattro che il Milan porta avanti con convinzione da anni. E per far rendere al meglio il capitano si sono fatti tutta una serie di spostamenti che non erano preventivati. Spiace dirlo ma penso che Montella sia stato travolto da questo turbinio di opzioni ed oggi non sappia che pesci pigliare.
La piccata risposta nel post gara di Milan Juventus sui moduli da la sensazione di un nervosismo latente e malcelato che mai si era visto sul volto del tecnico ischitano d’adozione. Perché se fosse vero, come tentava di far credere sabato sera, che lo scorso anno, senza che noi ce ne accorgessimo, si giocava spesso nello stesso modo allora dovrebbe spiegarci il tentativo delle due punte scelto quest’anno in qualche circostanza, l’esclusione di Suso in altre o addirittura l’utilizzo di Suso in appoggio a Kalinic in altre. Bonaventura in una linea di centrocampo a cinque inusitata fino all’inizio di questo campionato. E di indizi tattici ce ne sarebbero ancora.
Tutte soluzioni in ogni caso estemporanee e che si sono succedute nel breve arco di due mesi campionato a dimostrazione della ricerca di una soluzione che contemplasse l’utilizzo di tre difensori centrali e soprattutto idee tattiche che mai si erano viste lo scorso anno.
A tutto ciò si deve aggiungere il carico di responsabilità che è andato a gravare sulle spalle di Bonucci. Dalla fascia di capitano all’uomo del riscatto milanista. E viene fuori anche la sopravvalutazione, non mia almeno in questo, di un buon giocatore che nell’attuale livello dei difensori eccelle ma che se fosse nato nell’era Baresi, Nesta, Maldini avrebbe trovato dignitoso spazio in una provinciale, e non sarebbe entrato certamente nelle classifiche di Mario Sconcerti.
Senza contare che il Milan, essendo coperto dignitosamente in difesa con Romagnoli, Zapata, Musacchio, Paletta e Gustavo Gomez avrebbe potuto destinare i 42 milioni di Bonucci più i 25 di Kalinic ad un campione assoluto in attacco.
Vedi alla voce Aubameyang.
Inutile ora piangere sul latte versato e su quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Il popolo rossonero deve stringersi intorno ai suoi giocatori, fare quadrato.
A Montella il compito, non procrastinabile, di dare una parvenza di gioco alla squadra e di decidere una volta per tutte moduli e ruoli.
Se i giocatori sono sotto esame Montella lo è più di tutti, anche per aver avallato una scelta che forse non lo convince fino in fondo.
Quella presa il 14 luglio 2017.

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