La Waterloo di Ischia

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Forse è il meteo che fa apparire Ischia nella sua veste autunnale. Forse è questa continua pioggia che continua a spegnere i nostri meravigliosi colori primaverili ma io Ischia così dimessa e così triste non l’ avevo vista mai, o quantomeno non la ricordo.

L’isola è davvero in uno stato pietoso.

Sciatta, trascurata, non rispettata dai suoi abitanti e soprattutto non amata.

Abbiamo succhiato tutto quello che potevamo da Ischia e forse per la prima volta nella sua millenaria storia Ischia ha gettato la spugna e non è riuscita nel suo tradizionale compito di farci sopravvivere, spesso anche molto bene, senza meriti.

Ad oggi non credo, nella mia ultratrentennale carriera alberghiera, aver visto così pochi turisti.

Siano benedetti questi ultimi eroi che ci premiano ancora.

E non intravvedo, allo stato attuale, una svolta nemmeno per il prossimo mese. Moltissimi hotels ancora chiusi e quelli aperti semivuoti nella migliore delle ipotesi.

Eppure a parlare con gli amministratori del nostro comune, ma più in genere con tutti gli amministratori isolani, pare non ci siano problemi.

Tutto quello che si propone per tentare di arginare, non nel breve perché sarebbe impossibile, il crollo definitivo di Ischia ha in genere tre tipi di risposte.

Già fatto

Non migliorabile

Non fattibile.

Vivo in Svizzera e non me ne ero accorto!

Inutile parlare dei cantieri aperti ancora a maggio. Cambia poco tanto turisti non ce ne sono ed agli ischitani questo frega nulla a patto che non leda il proprio diritto di scorazzare in auto o in cerca di un parcheggio o senza una meta per il solo gusto di girare.

Il Lido di Ischia, per chi ha avuto la sventura di affacciarsi dal cosiddetto belvedere del Lungomare Cristoforo Colombo, presenta lo scempio della baraccopoli che ad Ischia pare si chiami “concessioni balneari”. Se una cosa buona farà l’Europa sarà la direttiva Bolkestein applicabile possibilmente per gli ischitani in maniera anche punitiva per lo scempio che hanno fatto del nostro mare e dei nostri lidi.

Le baracche di San Pietro di alcuni simil pescatori sono ancora lì in buona parte e solo poche sono state sostituite da qualcosa di più decente.

La sciattezza di tantissimi di noi fa si che anche le facciate degli alberghi posti sul lungomare siano più somiglianti ai casermoni abbandonati dell’esercito che non a strutture fatte per l’accoglienza e la ristorazione di quel che resta della nostra clientela.

Le Pinete sono in uno stato di abbandono totale. La riva destra è di fatto uno scempio. Alcuni locali ancora chiusi nemmeno si sono preoccupati quantomeno di tenere decorosamente sedie e tavoli che sono ammassati ancora oggi fuori alla vista disgustata dei pochi eroici e commoventi ospiti che abbiamo. Senza contare l’immondizia che la mattina viene spalmata lungo il porto dagli animali, dalla acqua che continua ad essere alta anche in questi giorni di maggio, al fondo stradale che dire sconnesso è elogiativo ed al parcheggio selvaggio come nel resto dell’isola. Questo sarebbe il nostro salotto. buono.

Veder vagare i pochi ospiti rimasti sotto la pioggia tra macchine in doppia fila, motorini che sfrecciano, immondizia non ritirata, strade  rotte,  marciapiedi sconnessi e quant’altro mi fa vergognare di essere ischitano e provo francamente disagio.

Il boom post covid si è prontamente ritorto contro. Un anno fantastico, il 2022 quando si è tornati a viaggiare preferendo la prossimità, ci aveva ancora una volta illusi ben oltre i nostri meriti. Ma da allora ad oggi a me pare che tutto sia precipitato e non tutto è ascrivibile alla tragedia del 26 novembre. Le campagne di promozione territoriale del Ministero del Turismo non hanno prodotto praticamente nulla. Ma del resto come avrebbero potuto se non abbiamo nemmeno un sito istituzionale per dare risposte a chi chiede di Ischia. Sulla banchina del Redentore fa da ottimo esempio riguardo la nostra pochezza il fatiscente, oramai, ufficio turistico, chiuso da non so quanti anni, che meritoriamente credo fosse stato inaugurato da Vincenzo Telese negli anni ’50.

Gli esempi sono infiniti. Lo scorso anno senza volere e senza nemmeno sapere della sua esistenza Leisure & Travel ci ha proclamati più bella isola del mondo. Non siamo stati capaci di rivendere e pubblicizzare questa inconsapevole affermazione in nessun contesto. Nemmeno mettendo un misero cartello all’ingresso del Porto che potesse dare il benvenuto ai turisti sulla più bella isola al mondo.

Tronfi, spacconi e pressapochisti gli isolani non si scuotono più davanti a nulla e continuano imperterriti, come privati cittadini, come imprenditori e come amministratori ad azzerare Ischia.

Questo è il link della metropolitana su gomma fatta a Rimini https://www.startromagna.it/servizi/metromare/ più volte caldeggiata agli amici amministratori. Pare sia impossibile da realizzare. Altrove però ci sono riusciti ed è un “altrove” che ha la stessa nostra economia.

Chi avesse voglia di continuare a piangere può divertirsi andando su https://trends.google.com/trends/  e fare ricerche comparate su Ischia, Capri e qualsivoglia località turistica italiana e mondiale per vedere in quale diamine di oblio siamo andati a finire nel giro dell’ultimo ventennio.

Mi verrebbe da dire ai giovani ischitani Fuitevenne come disse Eduardo ai napoletani perché credo che le speranze di ripresa di Ischia siano davvero ridotte al lumicino.

A chi ora sta pensando che scrivere queste cose sul web getti ulteriore discredito sulla nostra isola senza risolvere minimamente alcun problema, rispondo che a forza di stare zitti per salvaguardare la ragion di stato siamo arrivati a questo punto e non si vede alcuna luce per l’uscita dal tunnel.

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