Al Presidente del Milan Silvio Berlusconi

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Carissimo Presidente,
chi Le scrive è un ischitano tifoso del Milan.
Come a Lei anche a me la passione per il calcio, oltre che per il ciclismo,
è stata trasmessa da mio padre.
Con la differenza che mio padre, morto che io ero bambino, era tifosissimo
del Napoli. E pur non avendo visto alcuna vittoria della sia squadra è
rimasto incrollabile e commovente nella sua fede fino all’ultimo respiro della
sua pur breve vita.
Io, innamoratomi di Rivera fin da ragazzino, sono diventato milanista.
Nelle dispute calcistiche lo ricordo però quasi sempre bonario nel guardare
questo moccioso che non tifava Napoli, pur rispettoso della grandezza del mio
unico mito sportivo, insieme a Felice Gimondi.
Quel Gianni Rivera, appunto, che ha regalato al Milan
almeno la metà dei tifosi della mia generazione.
Tutto questo per dirLe che il Milan esisteva ed aveva un suo
straordinario fascino anche prima del Suo avvento.
Una presidenza cui non saremo mai abbastanza riconoscenti.,
Ma vede, Signor Presidente, quelli della mia generazione hanno riempito
San Siro anche per vedere Milan Cavese in serie B,
hanno amato Vinicio Verza, Oscar Damiani, o Marco Macina
esattamente come anni dopo avrebbero amato l’eroe grande e sfortunato
Marco Van Basten.
Non sono solo le vittorie che danno senso e lustro ad una maglia.
Sono la tradizione, lo stile, il senso di appartenenza che lo rendono
unico ed eterno nella passione dei tifosi.
Finanche quelli avversari come nel caso del Milan di Rivera e Rocco prima,
o Sacchi vent’anni dopo.
Oggi Lei sta riuscendo in una impresa titanica.
Quella di far disamorare una tifoseria che per passione ha paragoni
solo in quella del Napoli, del Genoa, del Toro e della Roma.
Le tragicomiche legate alle vendite, prima ad un thailandese sconosciuto ora a non meglio precisati cinesi,
la diarchia del doppio AD, i capricci della Sua figliola, la “competenza calcistica” del sig. Galliani,
la pantomima del nuovo stadio, l’esclusione di tutte le bandiere rossonere che abbiano voglia
reale di mettere le mani in pasta, i parametri sottozero, i bilanci in perenne rosso che contraddicono
il valore palesemente scarso della nostra rosa, le cene da Giannino,
il tesseramento di masnadieri presuntuosi ed inaffidabili,
il Milan degli italiani contraddetto poi da quello degli stranieri,
hanno reso irrespirabile il Milan.
A chi imputare tutto questo se non a Lei:
Il Presidente più vincente della storia del calcio.
Lo stesso che potrebbe passare alla storia come il
più vituperato.
L’indifferenza è il sentimento peggiore ed è quello che sta prendendo il sopravvento nell’animo della tifoseria rossonera.
E senza questa inutile parlare di brand e valore commerciale.

Il Milan esisteva anche prima di Lei,

Esisterà anche dopo?
Oppure è Sua volontà seppellirlo quando non sarà più Lei
a determinarne le sorti?

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