Ischia è morta

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Stringe il cuore vedere Ischia nello stato cui versa in questi giorni.

Non sono bastati convegni, più o meno riusciti, dibattiti ed appelli. Ischia è moribonda.

Lo scempio dei Maronti grida vendetta ed è solo l’ultima delle vergogne cui quotidianamente ci stiamo ricoprendo.

Il ricordo delle domeniche estive passate al Ristorante Pallone quando gli amici della nostra comitiva attendevano il rituale mio giudizio finale sulla giornata trascorsa.

Il giudizio era sempre lo stesso, ripetitivo, gioioso e condiviso: “Ditemi quel che volete ma questo è il posto più bello del mondo”.

Sono passati 30 anni. Non potrei più ripeterlo.

Ma i Maronti sono solo il paradigma della distruzione in atto di uno dei luoghi più belli del mondo, lo dico con cognizione di causa avendolo girato abbastanza, e della sua economia.

Come tutto questo sia potuto accadere non è facile da capire.

Una economia cresciuta troppo e troppo in fretta.

Senza regole. Senza senso civico. Senza cultura.

La nostra generazione che ha fallito come cittadini e come amministratori.

Le due cose sono completamente intersecate.

Elencare ancora una volta tutte le deficienze dei nostri giorni è un esercizio retorico e completamente inutile.

Lo ripeto solo come promemoria per chi avrebbe dovuto porre un minimo rimedio alla catastrofe che si sta abbattendo sulla nostra comunità e che, invece, incoscienti amministratori, con il sorriso beota e sufficiente stampato in volto, stanno alimentando.

Lavori in corso per opere senza progetto urbanistico, brutture che si sommano a brutture, trasporti inesistenti.

Spiagge, nei casi migliori sporche, invase da liquami maleodoranti che fanno da contorno a inorriditi turisti che per questo spettacolo si sono visti raddoppiati le tasse per il loro soggiorno.

Depurazione acque inesistente.

Verde abbandonato.

Travaso rifiuti fatti in zone di grande prestigio paesaggistico, vedi Citara.

Il porto di Ischia fatiscente.

Cartaromana abbandonata.

La Festa di Sant’Anna a rischio.

Un sindaco ai domiciliari da tre mesi e la sua amministrazione in barba ad ogni regola etica ancora sul ponte di comando a fare danni pur di proteggere i propri protetti,.

Un altro a Barano che, dopo un paio di decenni di degrado della unica fonte di ricchezza del proprio comune, la “premia” con lo scoppio di una fognatura che versa liquami a cielo aperto in mare.

Costoni non manutenuti che crollano ovunque e cui le amministrazioni (in)competenti pongono rimedio transennando con obbrobriosi palizzate di ferro e cemento. Se ne contano decine oramai lungo il perimetro della nostra isola.

Tutte le strade, ma proprio tutte, con manto stradale rattoppato o sconnesso. L’elenco potrebbe continuare. Ma non ne vale più la pena, se non per rammentare all’ignaro turista che mai dovesse leggere queste righe, che la tassazione della nostra comunità è tra le più alte al mondo.

Di fronte a questo panorama tanto avvilente quanto sconcertante l’unica riflessione non può che essere definitiva: Ischia è morta.

La nostra meravigliosa isola che per anni si è ribellata a noi ed ha continuato ad incantare noi ed il visitatore è definitivamente vinta. Ci siamo riusciti, non era facile.

L’unica possibilità è la formattazione.

#formatischia  l’hashtag  che dovrà farci da sottofondo per i prossimi decenni.

Ma da dove passa la formattazione?

Per me l’unica via di sbocco è partire dalle classi elementari, dalle parrocchie, dalle associazioni sportive e iniziare a far crescere ed educare i cittadini che fra 30 anni governeranno quel che nel frattempo sarà rimasto di questa meravigliosa terra che non abbiamo meritato.

E ti diranno parole rosse come il sangue,

nere come la notte;

ma non è vero, ragazzo,

che la ragione sta sempre col più forte

io conosco poeti

che spostano i fiumi con il pensiero,

e naviganti infiniti

che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo,

e credi solo a quel che vedi dentro

stringi i pugni, ragazzo,

non lasciargliela vinta neanche un momento

copri l’amore, ragazzo,

ma non nasconderlo sotto il mantello

a volte passa qualcuno,

a volte c’è qualcuno che deve vederlo.

maronti

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