L’Ischia Calcio dovrebbe non avere bisogno delle elemosine

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E’ di queste ore la solita e triste conta di pochi spiccioli di euro per riportare l’Ischia Calcio ad allenarsi ad Ischia.
La squadra, almeno per ora, dovrebbe comunque continuare a giocare al “Mazzella”.
La conta è triste perché si continua come sempre a gestire l’Ischia Calcio, così come altre attività isolane beninteso, nell’improvvisazione e nella precarietà.
Mai uno straccio di idea che possa dare continuità ad un movimento ed una squadra che nel bene e nel male rappresentano la massima e più seguita espressione sportiva isolana da più di 90 anni.
Chiunque sia venuto qui a reggere le sorti della maglia gialloblè o qualsiasi isolano lo abbia fatto, comunque in maniera meritoria, ha vissuto l’Ischia nella gestione del quotidiano senza mai e poi mai esplorare nuovi sentieri per tentare di verificare una autonomia finanziaria fatta non solo di contributi federali, vera manna odierna del calcio, presuntamente professionistico, di Lega Pro, e/o delle collette degli appassionati tanto estemporanee quanto commoventi.
Ora viene la richiesta della proprietà dell’Ischia alla comunità ischitana di provvedere al vitto ed alloggio della squadra e della Berretti.
Trovo la richiesta tanto assurda quanto insensata. Non si capisce perché, o forse lo si capisce fin troppo bene, chi ha deciso di intraprendere questa avventura non si sia fatto, preventivamente , dei conti sui costi e sulla gestione e poi deciso nel merito.
A tutt’ora non si riscontrano esempi nel calcio mondiale professionistico, cui appartiene la nostra Ischia, di una richiesta tanto bizzarra.
Se noi tifosi dovessimo raccogliere la cifra che ci viene richiesta questa dovrebbe essere messa in conto capitale destinando alla tifoseria una quota, quantunque minoritaria, del pacchetto azionario. Non si vede diversamente la logica per la quale i tifosi dovrebbero versare soldi senza un riscontro concreto nella gestione.
In caso contrario al tifoso si dovrà continuare a chiedere di fare il suo esclusivo compito che è quello di comperare il biglietto o l’abbonamento, se mai avremo il piacere di veder partire la campagna abbonamenti, e basta.
Ed ecco che avrei piacere di sottoporre alla società Ischia Calcio di “sfruttare” il nostro territorio per iniziative non estemporanee ma strutturali per dare seguito ad un progetto che si chiami Ischia nel suo complesso e sulla lunga durata.
Due proposte mi vengono da fare e potrebbero essere oggetto di un tavolo di discussione.
1 – Gli imprenditori che oggi si sono presi l’onere di gestire l’Ischia forse non sanno che Ischia, anche in un periodo di crisi quale quello attuale, avrà nel 2015 quasi 4 milioni di presenze turistiche. Vanta circa 300 strutture alberghiere che vanno dai B&B ai 5 stelle, dislocate sull’intero territorio isolano.
Se facciamo un calcolo molto approssimativo e diciamo che un soggiorno medio sulla nostra isola è di circa 6 giorni si giunge alla cifra di circa 600.000 arrivi annui.
Girando il mondo ho notato che sono diffusi ovunque i negozi ufficiali delle squadre di calcio.
Perché ad Ischia non si sa nemmeno dove comperare uno straccio di sciarpa della nostra squadra?
Uno Store ufficiale in pieno centro con una linea di prodotti e ricordi della nostra squadra potrebbe essere molto coinvolgente e con numeri anche importanti visto l’enorme numero di turisti e visitatori che affollano la nostra isola per sei, sette mesi l’anno. Senza contare che si potrebbero attrezzare vetrine nelle strutture alberghiere per vendere tutte le linee legate all’Ischia che potrebbe anche veicolare i prodotti legati alle terme, vedi le creme e quant’altro, con il nome della nostra squadra.
Funzione doppia quindi sia per il Calcio che per il nome dell’Isola.
A tal proposito il Patron Carlino, presente proprio in questo campo per quel che concerne le sue attività imprenditoriali, potrebbe trovare aziende e collaboratori per affiancare l’Ischia nella realizzazione di tutto il merchandising.
Credo che già questo farebbe introitare in maniera costante e seria una bella cifra per l’Ischia e probabilmente creare posti di lavoro.
2 – Chiedere al Comune di Ischia una dei tanti luoghi che il comune ha abbandonato, vedi le pinete, oppure qualche suo stabile che oggi giace abbandonato, e lì creare una struttura dove inserire il Museo del Calcio Ischitano.
Attraverso la realizzazione di prodotti multimediali e la raccolta di cimeli e ricordi di coloro che hanno reso possibile il sogno non solo dell’Ischia Calcio ma anche di coloro che a vario titolo e competenze hanno fatto parte di questa straordinaria passione che si chiama Calcio.
Il Museo potrebbe essere inserito nei circuiti che popolano il soggiorno dei nostri ospiti ed anche quello potrebbe essere fonte di introiti seri e costanti, oltre che la creazione di quale serio posto di lavoro.
Le capacità professionali e l’entusiasmo sull’isola non mancano. Bisogna stimolarle.

Il territorio, mi va di suggerire a coloro che oggi hanno le redini della nostra squadra, va sfruttato in questo senso.
E’ un territorio che ha potenzialità come pochi in Italia.
Ma bisogna tracciare sentieri nuovi e progettuali anziché continuare a battere strade legate all’elemosina tanto estemporanea quanto improvvisata che mai e poi mai darà un risultato duraturo.
Il dibattito è naturalmente aperto ma che la si finisca di fare collette, cui non mi sottraggo e cui parteciperò anche nell’attuale circostanza, che mai e poi mai faranno vivere l’Ischia di luce propria.

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